Chi ha paura della creatività?

Chi ha paura della creatività?

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Volevo scrivere di creatività, raccontare cosa si fa nei corsi in laboratorio, cosa intendo quando parlo di corsi creativi.

Poi mi sono accorta che in effetti non ho mai usato il termine corso creativo, se non in alcuni volantini dedicati ai bmbini, per gli adulti ho sempre scritto di corsi di ceramica, scultura, manipolazione … sembra che, nel rivolgermi agli adulti, io senta la necessità di essere più specifica, più tecnica, paradossalmente meno creativa. La necessità non è solo mia, ma di chi mi legge o ascolta, gli adulti pretendono schemi e definizioni ben precise, altrimenti non si fidano.

Perché? Cosa rende gli adulti diffidenti di fronte alla creatività? Ricordo le facce scettiche quando da piccola dicevo che volevo fare l’artista, ricordo anche di avere smesso di crederci quando “da grande” ho scelto che scuola fare. Perché??

Ho cercato una definizione della parola creatività:

L’idea di creatività come atteggiamento mentale proprio (ma non esclusivo) degli esseri umani nasce nel Novecento. I primi studi sul fenomeno risalgono agli anni venti. Nella specie umana in alcuni campi, la creatività sembra svilupparsi meglio in giovane età, in altri:  letteratura, musica, arti figurative, continua per tutto l’arco della vita.  Ecco, è un concetto relativamente nuovo, per questo spaventa, i bambini ci si buttano entusiasti, gli adulti se ne allontanano. Eppure non ha età, anzi, ogni età ha la sua dimensione creativa. In laboratorio mi rendo conto sempre più spesso che i corsi per i bambini iniziano con l’istinto e terminano con l’apprendimento, mentre quelli per adulti fanno spesso il percorso inverso: partono da regole rigide, per demolirle gradualmente e ritornare all’istinto.

Tra le moltissime definizioni di creatività che sono state coniate si segnala per semplicità e precisione quella fornita dal matematico Henri Poincaré: “Creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili”. Utile è anche potersi estraniare dalla routine quotidiana e imparare qualcosa di nuovo, utile è fare qualcosa per se stessi, trovare il modo di scaricare lo stress e rilassarsi, con un’attività creativa. Avvicinarsi a se stessi può fare paura, i bambini sono pienamente se stessi, senza finzioni, gli adulti spesso non vogliono allontanarsi dall’idea di sé che hanno costruito negli anni.

Nuovo e utile illustrano adeguatamente l’essenza dell’atto creativo: un superamento delle regole esistenti (il nuovo) che istituisca una ulteriore regola condivisa (perché rivelatasi utile). Si individuano anche le due dimensioni del processo creativo che unisce disordine e ordine, paradosso e metodo. Superamento delle regole esistenti, disordine e paradosso … ecco perché gli adulti spesso si sentono insicuri quando iniziano i corsi; devono abbattere schemi e certezze, tornare al caos per ritrovare un nuovo ordine.

Poiché si fonda sulla profonda conoscenza delle regole da superare, la creatività non può svilupparsi in assenza di competenze preliminari. Caratteristiche della personalità creativa sono curiosità, bisogno d’ordine e di successo (ma non inteso in termini economici), indipendenza di giudizio, spirito critico, insoddisfazione, autodisciplina. E qui intervengo io: cosa succede nei corsi creativi in laboratorio? Cosa succede durante la manipolazione? Io fornisco i mezzi e insegno le regole base, spiego le tecniche e rispondo alle domande, ma il successo lo raggiungo quando gli allievi fanno da soli, sperimentano e inventano senza paura di giudizio: gli insegno a copiare, fornisco i muri da abbattere e gli strumenti per farlo.

Caos, incertezza, passione, curiosità, disordine … creatività … paura, eh???

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