Di gatti, case e storie fantastiche.

Di gatti, case e storie fantastiche.

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Vivo con tre gatti, un alpinista e “zampetta”, la mia bimba, così soprannominata perché non sta ferma un secondo.

Di storie da raccontare ne ho tante e in casa la fantasia non manca.

Quando ero piccola, mio padre mi incantava inventando favole sugli gnomi del bosco e ora io lo faccio per mia figlia, è piccola, non capisce quello che dico, ma il suono della mia voce le piace e io mi diverto a raccontare storie.

Le ambiento qui, nelle Terre Storte, che sono passate da logo a luogo, da attività di lavoro a posto fantastico.

E allora, ecco che le racconto di quel gatto giocherellone, che amava il succo d’arancia e viveva dentro una zucca e che, quando dormiva tra i pomodori rossi, sotto il sole giallo, il suo pelo diventava arancione.

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C’era un gatto strano, talmente timido da passare la vita dentro i cespugli; un giorno si infilò in un cespuglio di more e iniziò a mangiarle, gli piacquero così tanto che ne fece indigestione e quando uscì dal nascondiglio il suo pelo era diventato viola.

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Black era un gatto nero, con il musetto bianco; non gli piaceva il suo nome, perché era da cane e si era messo in testa che, se avesse avuto il pelo bianco, gli avrebbero dato un nome morbido e coccoloso, come quello degli altri gatti. E così passava tutto il tempo a leccarsi, cercando di diventare più chiaro.

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Era un tipo strano, un sognatore e un artista, non si era mai visto un gatto con i riflessi azzurri, ma lui aveva passato così tanto tempo ad ammirare le nuvole, che un giorno il cielo decise di scendere giù ad abbracciarlo.

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Amava così tanto la neve … si rotolava e inseguiva i fiocchi, danzava sui laghetti gelati e faceva pupazzi, finché non arrivava la sera … e si metteva seduto davanti al camino, con il pelo bianco pieno di scintillanti cristalli azzurri.

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Non era particolarmente speciale, un gatto marrone, come tanti, però era il più giocherellone e il più buffo di tutti, gli piaceva far ridere i bambini e stava studiando per diventare un pagliaccio.

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“Era una casa molto carina, senza soffitto senza cucina, ma era bella, bella davvero, in via dei matti numero zero …” 

C’era una casetta verde, ricoperta di muschio dalla punta del tetto fin quasi a terra, sembrava abbandonata, ma era calda ed accogliente, con un grande cuore rosso. Poi c’era una casa color panna, soffice e zuccherosa, ma il suo cuore era di pietra, forte e affidabile. La casetta rossa invece era il rifugio per tutti gli innamorati e il suo cuore di panna era di conforto per le delusioni d’amore.

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I gatti neri, vivevano in una via a parte, dove, per ovvi motivi, era stato vietato il transito alle auto; le loro casette erano semplici, perché loro amavano stare sui tetti, così potevano parlare con le stelle, miagolare alle nuvole e sospirare d’amore.

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E come si fa a sapere chi abita nei piccoli cottage del bosco?

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Oh, è semplice, si vede dal colore delle porte … 

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