Sport e creatività, matrimonio che funziona?

Sport e creatività, matrimonio che funziona?

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Quando ero piccola, mia nonna diceva sempre “chi ha testa non ha gambe, chi ha gambe non ha testa” … vecchi pregiudizi che, mi accorgo, ancora oggi vivono, non detti, tra la gente.

Faccio outing: il mio lavoro è creativo, o artistico, che dir si voglia; il mio hobby è lo sport, più precisamente la corsa in montagna e la montagna in tutte le sue forme.

Ommioddio!!! Ora smetterai di leggermi perché tutto questo non è coerente!

Spero di no, spero che chi mi segue e mi legge pensi in modo autonomo, senza stereotipi.

Perché scrivo queste cose? Non molto tempo fa una sedicente artista mi rimproverava di non essere coerente, dicendo che dovevo scegliere la mia strada e chiedendomi spiegazioni di tutte le ore buttate (???) correndo e andando in montagna o in palestra. Non capiva, diceva, perché l’arte richiede anima e corpo e, se non vi dedicavo tutta me stessa, evidentemente quella non era la mia strada.

Beh, ammetto che essere giudicata mi ha sempre dato su i nervi, però io proprio non vedevo … e non vedo … la necessità di distinguere le due cose. Probabilmente questo mi rende meno artista e non abbastanza sportiva. Insomma, faccio due cose e nessuna delle due con la dovuta devozione, ma mi chiedo: è proprio necessario?

Esiste ancora lo stereotipo dell’artista che si strugge in laboratorio parlando con le sue opere, senza mangiare e senza dormire finché non arriva l’ispirazione?

Personalmente, quando non mi sento”ispirata” o non riesco a realizzare quello che vorrei, faccio una corsa, ossigeno cervello e muscoli e mi vengono in mente mille nuovi progetti da realizzare. Torno a casa ottimista, stanca e affamata, con tante nuove idee e uno sguardo più sereno verso il futuro.

Non credo che mi taglierò mai un orecchio e nemmeno realizzerò opere degne del Louvre, più probabilmente mi strapperò un muscolo e con le mie opere ci pagherò l’affitto … troppo concreta? Poco creativa? Mah, forse sì e forse questo spiega perché mi piace definirmi “un artigiano con le mani nella terra”

Non raggiungerò mai l’eccellenza? poco importa. Sarò felice? direi di si.

Facevo questa e altre mille riflessioni questo week end, nel corso della mia partecipazione, come espositore, ad un evento sportivo del Running Saronno.

Sabato si è svolta una gara di corsa, divisa in tre differenti categorie: bambini, competitiva e non competitiva.

Trovo meraviglioso che tutti i tipi di persone, senza distinzione di età e sesso, possano condividere una passione, che possano divertirsi insieme, qualsiasi sia il loro mestiere, resi tutti uguali dallo sport e dalla fatica (prova a sostituire le parole sport e fatica con argilla e creatività, per vedere l’effetto che fa).

La mia presenza era fuori luogo?

In queste settimane ho realizzato un gadget in ceramica per il pacco gara, per chi non lo sapesse, il pacco gara è un sacchetto contenente una maglietta, integratori, calzini o altro … insomma una serie di omaggi fatti, dall’organizzazione, all’atleta che decide di iscriversi alla competizione.

Io ho realizzato un portachiavi, impacchettato con cura e avvolto in un foglietto contenente la mia filosofia, la filosofia delle Terre Storte …

Questo il contenuto del biglietto:

“Credo nelle cose semplici.

Credo che sentire sia più utile che parlare o ascoltare.

Credo che la razionalità sia sopravvalutata.

Credo che si possa giocare anche da adulti.

Credo nei regali fatti con il cuore.

Credo che siamo tutti unici e imperfetti come un oggetto fatto a mano.”

Noti forse qualche analogia con lo sport?

Io si … e ne vado fiera.

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