La teiera, la tazza e il portacandele.

La teiera, la tazza e il portacandele.

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L’inverno era iniziato.

La prima neve salutava il nuovo anno e ridipingeva il bosco.

In un pomeriggio dai rumori ovattati, nell’ora in cui si allungano le ombre e il sole sembra più vicino alla terra, un portacandele sospirava mesto, interrogandosi sulla sua solitudine.

Era semplice nella forma e rustico nella sostanza, niente di speciale, ma dava l’idea di essere incompiuto: un portacandele senza lumino, perché nessuno aveva pensato di accendere una fiammella nel suo cuore.

Non molto lontano, nello stesso pomeriggio, si poteva sentire il sospiro amaro di una tazza; anche lei soffriva di solitudine, era stata dimenticata e nessuno più la scaldava versando il tè; le mancavano il fruscio dello zucchero che si scioglieva e il tintinnare allegro del cucchiaino.

Anche una teiera se ne stava nascosta, quel pomeriggio. Era diversa dalle altre: cilindrica e non tonda, con un grande coperchio che la faceva apparire eccentrica. La teiera non aveva più tazze da riempire, le mancavano il calore dell’acqua e le bustine che le accarezzavano i bordi diffondendo il loro aroma. Le mancava inchinarsi su una tazza e riempirla gorgogliando, per condividere con lei il calore di cui si era saziata.

La teiera, la tazza e il portacandele si sentivano ormai dei vecchi cocci: “non avrò più mani da scaldare”, pensavano, “non allieterò più i pomeriggi d’inverno”, “non scalderò più i cuori”.

Com’è come non è, in quel freddo pomeriggio di prima neve e di tardo inverno, con il sole che stirava le ombre e arrossava l’aria, i tre andarono a sbattere uno contro l’altro.

“Ding!” I tre cocci ruppero il silenzio ovattato e si guardarono sgomenti, poi si misero a chiacchierare e ognuno si lamentò delle proprie miserie.

Li sorprese il buio, il gelo iniziò a far tremare le superfici smaltate e i tre pensarono di essere arrivati alla fine dei loro giorni.

La mattina dopo, invece, erano ancora lì.

Qualcosa era cambiato: per scaldarsi si erano stretti l’uno all’altro, avevano ignorato le loro differenze e scoperto di avere molto in comune. Si erano accorti di avere una forma simile e gli stessi desideri, di poter condividere un piccolo spazio e di essere molto più utili insieme che da soli.

Decisero di rimanere abbracciati ad attendere il loro destino.

Più tardi, una famiglia passò di lì, li vide e li portò a casa.

Qualcuno accese una luce nel cuore del portacandele, che decise subito di condividerla con i suoi nuovi amici. La teiera, ribollendo di gioia, regalò il tè alla tazza  e la tazza ricambiò, riempiendo l’aria di arabeschi di vapore.

L’atmosfera nella nuova casa divenne subito più tiepida e profumata, lentamente venne la sera e il grande coperchio della teiera abbracciò i tre amici, per mantenerne caldo il cuore.

 

teiera (1)

 

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