Giocolerie di Natale

Giocolerie di Natale

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Oggi, sabato 14 dicembre, è uno degli ultimi sabati di questo 2019 …

E per fortuna! Mi verrebbe da dire.

Oh, caro anno che stai finendo, intendiamoci, non è che tu non mi abbia portato belle cose, anzi.

Però sei stato tanto intenso quanto faticoso e io ho davvero bisogno di mettermi sotto le coperte ed uscirne a maggio ehm, riposare.

Solo un po’.

Quei due o tre mesi.

Lo so, se non riposo è solo colpa mia, il fatto è che non riesco a non pensare, sognare e immaginare, e mentre la testa costruisce castelli, le mani e il corpo vanno avanti con la vita e le attività più concrete.

A volte mi sento come un giocoliere, con gli occhi che guardano in alto e le mani che fanno roteare gli oggetti.

Ahia!

Magari a volte qualcosa mi scivola di mano.

Ahia, ahia!

Poi mi distraggo.

Ahia, ahia, maaammaaaaa!

Ecco. Fine dei giochi,

Si raccoglie tutto e si ricomincia.

Le ultime settimane di lavoro prima di Natale sono sempre concitate, bisogna finire i lavori iniziati, cuocere e smaltare quelli che saranno dei regali, sperare che non ci siano rotture crepe o altro.

Tutto sotto controllo.

Ahia!

Ok, il forno è ancora nel vecchio laboratorio, perché è da ottobre che sto aspettando l’aumento di tensione in via Vitani e, finché non ho il voltaggio giusto, niente cotture nel nuovo lab.

Per cuocere sposto le cose a piedi, con un carretto, da un lab all’altro. In genere nottetempo.

Posso farcela!

Ahia, ahia!!

Il vecchio laboratorio è da lasciare entro domenica 15.

Entro sabato consegno tutte le cose cotte, no problem …

Ahia, ahia, maaaaammmmaaaaa!

Maia ha 40 di febbre.

E qui crolla il castello, con re, regine e giocolieri.

Questa settimana appena terminata è stata caotica: non potevo certo scendere a Como con la bambina in quelle condizioni. Però dovevo lavorare!

Ammetto di averci pensato, c’è stato un pomeriggio in cui le ho messo la tuta da neve e le ho dato la tachipirina, dai che andiamo … poi ho guardato gli occhietti lucidi, le guanciotte rosse, l’ho spogliata e l’ho messa a letto.

Insomma, sono scesa solo quando mio marito arrivava a casa, un veloce passaggio di consegne, un lancio di figlio dalle mie braccia alle sue e via in funicolare.

Laboratorio aperto dalle 19.00 alle 22.00 per finire le cose e cercare di consegnare in tempo.

Sono in ritardo, sono stressata, sono davvero stanca.

E nevica.

In un momento di lucidità, mi sono ricordata che il 2019 è stato il primo anno intero con due figli.

Ad aprile mi sono sposata.

Abbiamo traslocato in una casa più grande.

Ho partecipato ad Argillà in Francia.

Ho cambiato laboratorio.

Ho organizzato un workshop con Cimatti subito dopo il trasloco.

Sono tante cose e tutte impegnative. Ci credo anche io che sono stanca!

Ma quanti anni è durato il 2019?

La neve mi ricorda che, anche se abitiamo in case riscaldate e possiamo mangiare anguria e melone a gennaio, in realtà è inverno, la stagione in cui si rallenta, si attende e si raccolgono le energie.

Sotto la sua coperta di neve, la terra sonnecchia e non ha fretta di rinascere.

Solo così, tutto può rimanere in equilibrio.

E allora, magari rallento anche io, mi rassegno all’imprevedibilità degli eventi che non posso cambiare e attendo la notte di Natale.

Il laboratorio sarà sempre lì anche a gennaio.

I corsi ricominceranno gradualmente.

I figli cresceranno e forse mi daranno più respiro.

E io, magari, imparerò a fare il giocoliere con meno palline.

Buone feste e grazie di cuore.

Elisa.

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