“So di non sapere”
Socrate
(Elisa, ogni giorno)
Ultimamente mi interrogo molto sulla mia professionalità, sul perché qualcuno dovrebbe fidarsi di me come insegnante, oppure acquistare con tranquillità le mie opere.
Si, soffro della sindrome dell’impostore: qualunque cosa io faccia, penso sempre di non essere abbastanza brava, o qualificata, o di non meritare apprezzamento … perché? Non lo so, non avendo i soldi per farmi “vedere da uno bravo” scrivo qui, sperando che qualche anima pia mi aiuti a trovare risposte.
Cerco un centro di gravità permanente … ehm, una volta durante la crisi adolescenziale dissi a mio padre: “il mio centro sono io” credo che abbia meditato di tirarmi in fronte il tavolo.
Avercela, adesso, quella sicurezza.
Più gli anni passano, più mi metto in discussione, più certezze perdo, più so di sapere poco.
L’arte della ceramica è un argomento vastissimo, il tornio che tutti conoscono non è che la punta dell’iceberg, le tecniche sono molte, ogni ceramista ha i suoi segreti, ogni tecnica ha le sue varianti. Non basta essere artisti, non basta avere una buona idea. Bisogna studiare, capire, provare, fallire, ricominciare.
Ho un libro di appunti con le ricette degli smalti e le temperature, ho pagine e pagine dedicate alla programmazione del forno, ho annotato tutti i tipi di terra che ho utilizzato e che risultati hanno dato.
Ceramica? Facile: prendi una palla di argilla, la schiaffi sul tornio, fai un cilindro, poi cuoci, colori, cuoci di nuovo ed è fatta.
Ecco. Si. Volendo riassumere.
Lasciando da parte la fase della modellazione o della lavorazione al tornio, che richiederebbero un lungo e approfondito discorso sulle tecniche, anche la scelta del tipo di terra è una variabile importante, così come lo è il tipo di forno che si utilizza per la cottura. Ovviamente, fondamentale, è anche lo smalto.
Ceramica? Pendi un pezzo di terra, si, ma prima sceglilo bene, in base alla temperatura a cui lo cuocerai, al tipo di lavorazione, al tipo di smalto. Ok. Schiaffalo sul tornio (ma lo sai usare il tornio? Sicuro?) forse per il tuo progetto è meglio lavorare a lastra, no, a colombino, o forse a pollice, ma attenzione al tipo di terra, perché non tutte si prestano a tutti i tipi di lavorazione. Diciamo che la tecnica di lavorazione non è un problema, va bene, adesso colora. Adesso? Dipende, come deve essere una volta finito? Se colori con gli ingobbi devi farlo a durezza cuoio, non prima, ma nemmeno dopo, ma se invece cuoci prima di colorare allora dovrai usare gli smalti. Aspetta. Quali smalti? Quale terra avevi scelto? Bianca, rossa, nera, grès, porcellana, semirefrattaria, Faenza … e allora? Quali smalti? No, perché poi dipende anche da come cuoci. A quale temperatura? Con o senza ossigeno? Curve di riscaldamento e raffreddamento lente o veloci? Perché i colori cambiano e ogni smalto ha la sua temperatura, ma anche ogni terra ce l’ha e devono essere compatibili. E quindi? Smalti? Ma fai una cottura Raku? Pensa invece se volessi provare a realizzare un Bucchero. No, la decorazione è sufficiente. Vuoi decorare? Ma sai dipingere? Hai scelto la terra giusta? e la cottura come la fai? E il terzo fuoco? E l’alta temperatura?
Vogliamo parlare anche degli smalti, della differenza tra usare la cristallina e creare uno smalto partendo dai suoi componenti? Perché questa seconda opzione richiede studio, ricerca, tentativi e una base di chimica.
Certo, gli smalti si possono anche comprare. Vero, meno sbattimento, io lo consiglio sempre ai miei allievi.
Elisa, tutto sto giro di parole, ma il senso del post? La sindrome dell’impostore?
Succede che io mi interrogo, sempre, studio, sempre, mi rendo conto di conoscere bene solo una parte della lavorazione della ceramica, ma di non padroneggiare ogni tecnica e di non saper rispondere a tutte le domande. Non so tutto, ho scelto non di conoscere poco tutte le tecniche, ma di padroneggiarne bene poche. Non sono un fenomeno al tornio, ho preferito approfondire la modellazione, conosco la scultura e la realizzazione e l’utilizzo degli smalti. A disposizione dei miei allievi ci sono un tornio, un tavolo, molti attrezzi, molti ingobbi e smalti, e ovviamente c’è il forno per la cottura.
E succede che io mi chieda se il mio mondo non è troppo limitato per poter insegnare.
Poi vedo che in giro ci sono corsi di ceramica tenuti da chi fa solo stendere e ritagliare una lastra, da chi usa smalti industriali e non si interessa di come sono fatti, da chi colora con ingobbi e stende una mano di cristallina. Poi ci sono corsi di scultura che non prendono in considerazione l’anatomia.
E allora mi rincuoro e, anche se non mi sento una ceramista completa perché “so di non sapere” posso dire con certezza che forse è proprio lì la mia forza, non solo posso insegnare qualcosa, ma posso condividere con gli allievi la mia passione e la voglia di sperimentare.
2 risposte
antonio
Ciao. ho letto il tuo bel post, alla fine sono rimasto un po confuso….. non ho capito ma come si fa uno smalto Raku partendo dalle materie prime?????? bhooooo…
elisa
Ciao, bene, essere confuso è un buon punto di partenza per farsi delle domande. Io non faccio Raku quindi gli smalti di quel tipo rientrano nelle cose di cui non sono esperta, l’unica cosa che so è che uno smalto per la cottura Raku deve essere elastico, cioè sopportare bene gli sbalzi di temperatura e il ritiro del pezzo senza staccarsi o rompersi troppo; per questo motivo si usavano molto e forse alcuni li usano ancora, gli smalti al piombo, che hanno le giuste caratteristiche (ma sono tossici).